La buona scuola che esiste e la valutazione di sistema
Sintesi dell’intervento alla Summer school sul tema “Innovazione, merito, equità” (Ischia). La buona scuola che continua a esserci… e il punto di vista della valutazione.
Dieci idee per una buona valutazione
1. Le esperienze di valutazione della scuola (misurazioni Invalsi, sperimentazioni…) offrono elementi importanti per procedere a un sano “punto nave” da cui partire prima di decidere qualsiasi strategia di cambiamento del sistema scuola, per rimettere in connessione le scuole (quali sono i bisogni?) con la politica (quali possono essere le scelte?) nell’ambito di un confronto aperto sulla valutazione tra passato (è possibile valorizzare le esperienze del passato e riprenderne alcuni fili? Il valore della continuità), presente (qual è la cultura della valutazione nelle scuole? Il valore della partecipazione) e futuro (quali sono le prospettive immaginabili e praticabili? Il valore della coerenza).
2. Le criticità della scuola richiedono senza dubbio una strategia d’intervento unitaria (orientare tutte le vele verso… ) a tutti i livelli decisionali: a livello di scelte di politica scolastica centrali (MIUR) e locali; di scelte curricolari e organizzative della scuola; di scelte metodologico – didattiche del team docente; di scelte di miglioramento – priorità e unitarietà di azioni. Vanno inoltre necessariamente riprese alcune coordinate essenziali: innanzitutto, la partecipazione dal basso ai processi di cambiamento troppo spesso calati dall’alto e giunti per via amministrativa con i conseguenti rischi connessi (impermeabilità e risposta burocratica) e, subito dopo, la continuità delle azioni nel tempo, poiché gli stop and go e le riforme continue non hanno aiutato a costruire un modello, a implementarlo negli anni, a promuovere una cultura diffusa della valutazione.
3. Il modello di valutazione di sistema delineato dal “Regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione” segna sicuramente un cambiamento di rotta positivo rispetto al passato, in cui l’attenzione alla valutazione da parte dell’Amministrazione era sbilanciata solo su una variabile del sistema – i risultati della scuola, il suo prodotto – e può spostare il focus valutativo dalla sola dimensione degli apprendimenti a un contesto più ampio, aperto alla considerazione di altri fattori che si integrano all’interno di un quadro organico di relazioni. Un approccio multidimensionale, dunque, coerente con la complessità della scuola e attento alle diverse variabili del funzionamento del sistema scuola e della sua qualità: non solo gli esiti, ma anche i processi, il contesto e le risorse.
4. Se vogliamo migliorare la qualità dei risultati della scuola (variabili dipendenti) è necessario migliorare la qualità dei suoi processi, ossia le scelte organizzative di scuola e le pratiche educative e didattiche d’aula (variabili indipendenti), considerando il contesto socio-culturale ed economico in cui agisce la scuola e le sue risorse professionali, strumentali, finanziarie, territoriali (variabili assegnate). Questa condizione richiede, inoltre, un approccio guidato da criteri di equità (“dare di più a chi ha più bisogno”) a tutti i livelli del sistema: più misure di sostegno e più risorse per le scuole in difficoltà, maggiore attenzione educativa speciale e maggiore mediazione didattica per gli alunni a rischio di dispersione.
5. Se vogliamo migliorare la qualità dei processi educativi scolastici è essenziale orientare la valutazione della scuola al miglioramento, così come indicato nel Regolamento e sperimentato nell’ambito del progetto VALES, non cadendo nella tentazione di legare sistemi di riconoscimento del merito alla valutazione (le sirene…) con il rischio conseguente di spostare il focus dalla valutazione vissuta come momento dinamico e partecipativo per il miglioramento dei processi della scuola, alla valutazione utilizzata come strumento per classificare-misurare la performance (valutare per innovare o valutare per premiare?).
6. I processi d’innovazione vanno sostenuti con misure di accompagnamento e di supporto per non lasciare le scuole, sole e senza risorse, a gestire cambiamenti che comportano sperimentazioni di modalità organizzative e didattiche e che richiedono profili di competenza da formare sicuramente nella fase del reclutamento, ma anche per l’intera carriera professionale (i laboratori). Va rilevato che già le norme sull’autonomia finalizzavano le rilevazioni degli apprendimenti a sostenere le scuole per l’efficace raggiungimento degli obiettivi attraverso iniziative nazionali e locali di perequazione, promozione, supporto e monitoraggio, anche avvalendosi degli ispettori tecnici (DPR 275-1999 art.10 co. 1 e 2). Un’opportunità non sviluppata nei tempi successivi per implementare un modello di valutazione partecipato, a partire dalla diffusione di una cultura della valutazione nelle istituzioni scolastiche.
7. E’ necessario ridare forza al veliero della scuola autonoma: riapriamo e sosteniamo i cantieri nelle scuole per rimettere in movimento le comunità professionali in modo diffuso; recuperiamo l’idea dell’organico funzionale per ridare slancio e forza alle scelte e alla progettualità delle scuole; rivediamo tutti i profili professionali (docenti, dirigenti scolastici e tecnici) irrobustendo e declinando in maniera più articolata competenze funzionali, nello specifico del tema trattato, al sostegno delle pratiche valutative e dell’innovazione didattica e organizzativa. Valutiamo la possibilità di riconoscere il valore aggiunto delle professionalità interne alla scuola perché diventino risorse a sostegno dei processi di miglioramento.
8. Le bussole per mantenere la rotta ci sono, ma dobbiamo imparare a farle “funzionare” bene:
– le Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del I ciclo;
– le Indicazioni per i licei;
– le Linee guida che indicano traguardi per lo sviluppo delle competenze, degli obiettivi di apprendimento e, offrono suggerimenti per la progettazione, per la didattica, per la valutazione e per la documentazione delle buone pratiche da disseminare e portare a sistema.
9. È necessario recuperare, a tutti i livelli, come ricorda anche Baldacci M. (2014), quell’idea di rapporto pedagogico di Gramsci che non riguarda solo la relazione adulto-educatore, ma è diffuso nell’intera società e riguarda in particolare la relazione tra dirigenti e diretti, tra governanti e governati.
Così pure una buona valutazione non è utile solo alle scuole e ai suoi portatori d’interesse più prossimi per condividere risultati, processi, possibilità e nuovi impegni in una prospettiva di corresponsabilità educativa e di bilancio condiviso per il miglioramento. Una buona valutazione è indispensabile anche ai decisori politici, non solo per assicurare equità e unitarietà d’intenti al nostro sistema educativo d’istruzione e formazione, ma anche per verificare gli esiti e la validità delle scelte di politica scolastica operate.
10. Abbiamo bisogno, tutti, di continuare a sognare l’isola che non c’è, intesa come tensione ideale verso una scuola equa, che non lascia nessuno in mare, capace di formare persone equipaggiate di valori culturali (saperi e competenze indispensabili nella società della conoscenza); di valori civili (senso di responsabilità, autonomia e consapevolezza nell’esercizio dei propri diritti di cittadinanza); di valori esistenziali (solidarietà e impegno per una società equa ed inclusiva).
***
Immagine in testata di Nemo /Pixabay (licenza free to share)
Antonia Carlini